Lo scorso 22 giugno, la Commissione Europea ha pubblicato una nuova comunicazione dal titolo Il potere dei partenariati commerciali: insieme per una crescita economica verde e giusta. Di seguito si riporta quanto proposto nel documento programmatico.
La Commissione europea ha annunciato di proseguire nel suo percorso di nuovi accordi commerciali per affermare uno sviluppo sempre più green e sostenibile.
La comunicazione affronta le varie tematiche presenti nei nuovi agreement (accordi di libero scambio) che l’Unione Europea sta negoziando negli ultimi mesi.
Gli ultimi accordi, infatti, prevedono già capitoli sul commercio e lo sviluppo sostenibile (CSS, in inglese e d’ora in avanti TSD).
L’annuncio della Commissione ha riaffermato, quindi, quelli che sono i già noti punti salienti delle politiche mondiali ed europee in tema ambientale, i.e. Agenda 2030 e Green Deal Europeo. L’uniformarsi, da un lato, e l’armonizzarsi, dall’altro, con le sopracitate politiche, è un modo per fondare l’intera società globale su una scelta sostenibile diffusa in tutti gli ambiti.
Questa volontà è evidenziata anche in altre comunicazioni, come ad esempio quella sul lavoro dignitoso in tutto il mondo, nel quale anche l’organizzazione internazionale del lavoro (OIL, in inglese e d’ora in avanti ILO), pone al centro del paradigma la scelta di uno sviluppo sostenibile. La Commissione, infatti, auspica un approccio globale focalizzato al binomio commercio-sostenibilità, proponendo, inoltre, anche delle “priorità” per riuscire a perseguire gli obiettivi prefissati dall’Unione.
Le priorità sono così enunciate: a) maggior proattività nelle collaborazioni con i partner; b) intensificare l’approccio specifico per paese (prevedendo delle analisi delle lacune esistenti così da creare tabelle di marcia per l’attuazione); c) incentivare la sostenibilità anche al di fuori del capitolo inerente al TSD (dando priorità all’accesso al mercato di beni e servizi ambientali, i.e. energie rinnovabili); d) un maggior monitoraggio dell’attuazione degli impegni in materia di TSD (processo già avviato nel 2020 con l’istituzione dello sportello unico centralizzato); e) rafforzare il ruolo centrale della società civile; f) prevedere un sistema sanzionatorio in caso di violazioni.
Per questi motivi, alla base degli accordi commerciali che l’Unione instaurerà con paesi terzi, vi è una solida programmazione condivisa, volta ad incentivare il rispetto e l’intensificazione di norme internazionali in materia di diritto del lavoro e ambiente, tramite, inoltre, assistenza tecnica e finanziaria. Sull’ultima priorità è necessario soffermarsi in maniera più approfondita. Gli impegni del TSD sono giuridicamente vincolanti e applicabili – la risoluzione delle controversie in materia è la medesima che concerne la procedura del meccanismo di esecuzione tra Stati – la Commissione, per questo motivo, propone di introdurre un sistema sanzionatorio volto a promuovere il rispetto delle norme, e nel caso specifico degli accordi. Le sanzioni avranno sicuramente natura temporanea e proporzionata e potranno comportare sospensioni o azioni inibitori delle concessioni commerciali.
Nell’ultimo periodo gli impegni dell’Unione Europea, e le scadenze, sono molteplici. Le innovative politiche che l’UE sta attuando, rimarrebbero circoscritte al territorio europeo, se non si cristallizzassero all’interno degli accordi commerciali instaurati con paesi extra-Unione. Non a caso, lo scorso 30 giugno è stato trovato un accordo con la Nuova Zelanda – una trattativa durata oltre 4 anni – nella quale l’UE ha espressamente richiesto un approccio che si fonda sulle linee programmatiche del Paris Agreement. Questo approccio, quasi educativo, dell’Unione ha sicuramente del potenziale da poter esprimere su larga scala. Nel settore vitivinicolo, infatti, questo metodo rappresenta un trend già largamente discusso e concordato, anche se in continua evoluzione. L’Unione Europea essendo il primo esportatore al mondo di vino, incentivando la sostenibilità e i rapporti commerciali, aumenterebbe ancor di più questa circolarità che vi è tra la tutela ambientale e l’attività economica, sia in ambito europeo che in ambito globale.
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