Di seguito un aggiornamento sulla discussione, in sede europea e internazionale, della proposta irlandese sull’obbligo di etichettatura dei c.d. health warnings.
Come ricorderete, lo scorso 21 giugno l’Irlanda ha approvato una proposta di regolamento sulla salute pubblica che include l’introduzione di avvertenze sanitarie (c.d. health warnings) obbligatorie sull’etichetta delle bevande alcoliche.
L’Irlanda ha notificato la decisione alla Commissione, ai sensi della direttiva sulla trasparenza del mercato unico (SMTD) attraverso il sistema di informazione sui regolamenti tecnici (TRIS) e le informazioni sugli alimenti a Processi di notifica ai consumatori (FIC – Reg. 1169/2011).
Entrambi i processi si sono conclusi senza che la Commissione Europea abbia presentato alcun commento/parere circostanziato o espresso alcuna opposizione entro la scadenza del 22 settembre.
Vale la pena notare che un numero elevato di Stati membri, tra cui l’Italia, ha preso parte attiva a entrambi i processi, sollevando preoccupazioni sull’iniziativa irlandese, anche con pareri circostanziati che hanno posticipato il periodo di sospensione al 22 dicembre 2022.
Aggiornamento
A seguito della conclusione delle procedure comunitarie, restano incerte le tempistiche di approvazione e di entrata in vigore definitiva del provvedimento, il governo di Dublino ha accennato di un possibile periodo transitorio di tre anni.
Intanto, il 2 febbraio 2023, la norma è stata notificata dall’Irlanda anche al WTO, organizzazione mondiale del commercio, per la c.d. procedura TBT (technical barrier to trade), che obbliga tutti i Paesi aderenti all’OMC a rendere pubblici tutti i provvedimenti che possono comportare direttamente o indirettamente barriere al commercio internazionale.
La procedura di consultazione TBT ha una durata di 90 giorni e possono presentare commenti/opposizioni esclusivamente i Paesi extra UE, trattandosi di una norma di uno Stato membro dell’Unione.
Il settore vitivinicolo europeo si sta mobilitando con i rappresentanti dell’industria dei principali Paesi produttori extra UE (es. Stati Uniti, Canada, Australia, Sud Africa, Cile, Argentina, ecc.) per spingere i propri governi a partecipare alla consultazione TBT.
Le iniziative della politica italiana ed europea
A seguito di questa minaccia, la politica europea e nazionale, su spinta del settore, si è mobilitata per chiedere alle istituzioni europee uno stop alla proposta irlandese. Tra le iniziative più rilevanti, diverse lettere del Ministro degli Esteri Tajani e del Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, indirizzate al Commissario Europeo al mercato interno Breton e al Vicepresidente della Commissione UE Dombrovskis, nonché la lettera congiunta dei Direttori Generali dei Ministeri dell’Agricoltura di Spagna, Italia, Francia, Portogallo, Grecia, Bulgaria, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca.
Prossimi sviluppi
Nel caso in cui la consultazione TBT non dovesse portare a risultati concreti (l’Irlanda, come nel caso della procedura UE, giustificherebbe la restrizione al commercio, in ragione della sua politica a tutela della salute dei propri cittadini), la norma potrà essere adottata, come detto, con un periodo di transizione di tre anni.
In questo arco di tempo, la Commissione Europea potrebbe decidere di lavorare alla definizione/armonizzazione dei c.d. “health warning” a livello europeo, nell’ambito della riforma del Reg. 1169/2011.
È in questo spazio di definizione del quadro normativo europeo che il settore del vino, avrebbe l’opportunità di influenzare il dibattito, soprattutto attraverso il Parlamento Europeo (la cui legislatura si chiuderà a maggio 2024), con una propria proposta di “health message”.
Ovviamente, nell’attuale scenario di incertezza, la priorità resta il contrasto alla norma irlandese in tutte le sedi istituzionali opportune.