La Commissione ha pubblicato un report sulla trasposizione della Direttiva UTP (Unfair Trade Practices, Pratiche Commerciali Sleali) nei vari Stati Membri, fornendo, inoltre, una mappatura dettagliata su come le disposizioni siano state trasposte.
Entrambi i documenti, presentano un resoconto sulle varie differenze tra gli Stati Membri a due anni (tre in alcuni casi) dall’entrata in vigore in ogni ordinamento giuridico.
Di seguito, sono riportati gli esiti del resoconto sulle misure di maggior interesse per il settore vitivinicolo.
- Ambito di applicazione
6 Stati Membri (d’ora in avanti SM) su 27 hanno deciso di applicare la Direttiva per tutte le aziende, senza tenere conto della grandezza. Tra questi vi è l’Italia. I restanti SM hanno deciso di basarsi sul fatturato, impostando limiti diversi.
- Definizioni
Tutti gli SM, ad eccezione di 3 (Lettonia, Slovacchia e Spagna), hanno trasposto interamente l’articolo sulle definizioni come enunciato dalla Direttiva.
La Lettonia ha ampliato la portata della norma per includere le relazioni tra fornitori e rivenditori (solo) di prodotti non alimentari.
La Slovacchia ha incluso nella definizione di acquirente e fornitore anche le persone giuridiche che non sono operatori commerciali.
La Spagna ha optato per la protezione di tutti gli operatori della filiera (compresi gli acquirenti).
- Pratiche proibite (Articolo 3)
La direttiva fornisce due tipi di Pratiche Commerciali Sleali, quelle sempre nulle (Black list) e quelle nulle a meno che non sia concordato specificatamente tra le parti (Grey list). In merito alle tempistiche, 16 SM su 27 ha deciso di applicare le tempistiche di pagamento proposte dalla Direttiva, mentre 11 SM su 27 hanno adottato tempistiche più restrittive.
Ad esempio, la Romania ha deciso di irrigidire ulteriormente i termini di pagamento a 14 giorni per i prodotti deperibili e a 30 i prodotti non deperibili (es., vino).
- Transazioni intracomunitarie e extracomunitarie
La Commissione sottolinea l’intenzione di creare un sistema di enforcement comunitario al fine di ottimizzare il controllo tra i rapporti commerciali di soggetti all’interno del mercato unico nei vari SM.
Non si fa riferimento ai rapporti commerciali extra-UE.
La Direttiva sulle pratiche commerciali sleali prevede, inoltre, che nel 2025 la Commissione Europea dovrà redigere una valutazione di impatto, al fine di modificare l’attuale quadro normativo.
Pertanto, i report pubblicati sono il risultato del monitoraggio che la Commissione Europea sta effettuando prima di poter, eventualmente, proporre al Parlamento Europeo e al Consiglio un nuovo regolamento, o una direttiva, sulle pratiche commerciali sleali.