Uno studio dell’Università di Stato dell’Iowa pubblicato nel numero di novembre 2020 del Journal of Alzheimer’s disease evidenzia il fatto che la dieta alimentare ha un impatto diretto sulle facoltà cognitive in vecchiaia. Una squadra di ricercatori di questa università ha analizzato i dati provenienti da 1767 adulti dai 46 ai 77 anni nel Regno Unito mediante una banca dati medici “Biobank” che contiene informazioni sulla genetica e sullo stato di salute di mezzo milione di partecipanti britannici. L’accesso a questa banca dati è aperto ai ricercatori che intraprendono ricerche sulle malattie che sono le più frequenti a livello mondiale e mettono in gioco la vita umana. I partecipanti hanno passato un test chiamato “Fluid Intelligence Test” (FIT) composto da risposte a un questionario tramite schermo tattile (riempito tra il 2006 e il 2010) e da due valutazioni di monitoraggio (di nuovo tra il 2006 e il 2010). Il FIT fornisce una valutazione della capacità istantanea di riflessione. I partecipanti hanno risposto a domande che riguardano la loro alimentazione e il consumo di alcol. Gli è stato chiesto qual’è il consumo di frutta fresca e secca, di verdura cruda e cotta, di piatti cucinati, di pesce grasso e magro, di alimenti trasformati, di carne di pollame, di diverse categorie di carne rossa, di formaggio, di pane, di cereali, di tè, di caffè, di birra, di sidro, di vino rosso, di vino bianco, di champagne e di liquori. E’ risultato che il formaggio è l’alimento più protettivo contro i problemi determinati dall’età e che il consumo di alcol, in particolare di vino rosso, migliora le funzioni cognitive.
Fonte: Iowa State University
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