Il marchio “Haute valeur environnementale” (HVE – alto valore ambientale) è stato creato nel 2012 dopo la Conferenza nazionale francese per l’ambiente (“Grenelle dell’ambiente”). La denominazione trasmette ai consumatori l’idea che il prodotto con questo marchio è più biologico del biologico. Invece questo marchio certifica un’agricoltura ragionata. Il principio generale è quello della compensazione. Si utilizzano sostanze fitosanitarie di sintesi ma si piantano siepi per “inverdire” e si guadagnano punti. Se l’indice di frequenza dei trattamenti (IFT) è inferiore del 20% della media regionale, se si diserba chimicamente sotto il filare delle viti e si lascia il 70% del vigneto inerbito, si guadagnano comunque punti. Se si usano capsule di feromoni al posto degli insetticidi (biocontrollo), si guadagnano comunque punti. Sono tutti elementi che consentono di misurare il lavoro di un’azienda vinicola dal punto di vista ambientale e, a seconda dei risultati, di rilasciare la certificazione HVE di livello 3 evidenziata sulle etichette. Il marchio sembra essere un modo valido per familiarizzarsi con i vincoli ambientali, tranne per il fatto che autorizza l’uso di tutti i tipi di sostanze fitosanitarie commercializzate, cancerogene, mutagene e reprotossiche (CMR) e interferenti endocrini inclusi e che non impone un periodo di conversione di diversi anni come succede per la certificazione biologica, in quanto quest’ultima vieta le sostanze fitosanitarie sintetiche. Facile da ottenere, l’etichetta HVE diventa uno strumento di comunicazione che soddisfa molto la grande distribuzione. Chi ne fa le spese è il consumatore in quanto questa ambiguità suggerisce che l’alto valore ambientale è altrettanto virtuoso dell’etichetta AB.
Fonte: La revue du vin de France
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