La Malesia ha iniziato una sensibile riforma della normativa nazionale relativa al sistema alimentare, vigente dal 1985. La riforma comprende anche talune modifiche della norma del settore vitivinicolo.
La proposta, portata avanti dal Ministero della Salute malesiano, è stata ricevuta dagli enti operanti a livello internazionale e dai vari operatori del settore che ne hanno redatto dei commenti, tra cui il CEEV nel 2016.
Sono state recentemente pubblicate le risposte del Ministero della Salute all’Asia Pacific International Spirits and Wines Alliance, APISWA, che a sua volta aveva fornito diversi commenti alla riforma malesiana.
La modifica che interessa il settore vitivinicolo verte sulle definizioni e sulla produzione delle varie tipologie di vino, non facendo alcun tipo di revisione, però, sulle Regulation 365 e 366, inerenti rispettivamente alle definizioni di dry wine e sweet wine. La scelta di non emendare dette categorie, come si legge nella risposta fornita dall’autorità malesiana, è dovuta al fatto che il Ministero della Salute non ha ricevuto alcun tipo di proposta di revisione riguardante queste definizioni.
Da questo punto di vista, rispetto alla definizione di dry wine, APISWA ha incoraggiato le autorità malesiane a seguire le linee guida dell’OIV, affermando che la definizione corretta per il vino fermo dovrebbe essere “still wine” e non dry wine.
Un secondo punto da chiarire è relativo alla definizione di vino spumante. Secondo il Ministero malesiano, il vino spumante: «può contenere: […] c) carbonio, anidride carbonica, azoto, ossigeno». Chiaramente, la controproposta dell’APISWA è molto più dettagliata, considerando, inoltre, la specificità del vino spumante.
L’APISWA, inoltre, ha sottolineato l’importanza dell’utilizzo del termine Champagne, evidenziando che tale menzione può essere apposta esclusivamente sulle etichette dei vini provenienti dalla nota regione francese seguendo il famoso metodo di produzione.
Sui vini aromatizzati la proposta del ministero pone come limite di gradazione alcolica il 20%, mentre, la controproposta dell’APISWA è di fissare questo limite al 22%.
Nonostante l’importanza della riforma, la Malesia non ha ancora notificato questa proposta al WTO. Pertanto, il processo di revisione del sistema normativo alimentare malesiano è ancora in evoluzione e non sono ancora state rese note le tempistiche del suo completamento.
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