La più importante previsione del Craft Beverage Modernization Act (CMBA) è indubbiamente lo sgravio fiscale alle aziende vinicole di ogni dimensione. Alcune disposizioni secondarie sono nodimeno rilevanti per il settore. Prima dell’approvazione del CMBA, veniva classificato come “table wine” il vino con gradazione alcolica dal 7 al 14%, tassato con un’aliquota di $ 1,07. I vini con percentuale di alcol tra il 14 e il 21%, invece, venivano tassati con un’aliquota di $ 1,57. Dopo l’approvazione della CMBA, la categoria fiscale del “table wine” è stata modificata, ricomprendendovi i vini con gradazione alcolica dal 7 al 16%, con la conseguenza che la categoria tassata con $ 1,57 è ora quella con il 16-21% di alcol in volume.
In effetti, la categoria con gradazione alcolica dal 7 al 14% non rappresentava più pienamente il vino prodotto negli Stati Uniti: da diversi anni, nella maggior parte dei vini rossi, ma in molti casi anche nei vini bianchi, prodotti in Stati come la California o Washington, la quantità di alcol in volume stava progressivamente aumentando oltre il 14%. Questo fenomeno aveva portato molti produttori di vino a vendemmiare in momenti meno opportuni, per mantenere basso il valore alcolico, oppure ad utilizzare l’osmosi inversa per abbassare il contenuto di alcol. In sostanza, ad adattare il vino alle aliquote fiscali e non più al suo ciclo naturale.
Grazie a queste modifiche, i produttori vinicoli possono ora lavorare con più ampio margine, senza essere condizionati dalla necessità di risparmiare sulle accise federali.
È bene però precisare che, ai fini dell’etichettatura, il vino da tavola è invece ancora limitato alla fascia del 7-14% di alcol in volume, e quindi non è possibile utilizzare il termine “table wine” sull’etichetta se il contenuto di alcol eccede il 14%.
Lo scorso 25 gennaio la National Association of Beverage Importers (NABI) americana si è fatta portavoce di una lettera, firmata da 72 associazioni di categoria statunitensi ed europee rappresentative un’amplissima gamma di industrie, compresa quella vinicola (firmatario è anche il Comité Vins). Indirizzata a Washington D.C. e Bruxelles, la comunicazione sollecita il presidente USA Joe Biden e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen a sospendere tutti i dazi meramente ritorsivi applicati su settori estranei alle controversie commerciali transatlantiche in corso.
Nella lettera si evidenzia l’entità delle ripercussioni economiche che le tariffe stanno causando, tanto più aggravate nello scenario dettato dall’attuale crisi pandemica. La coalizione ha infatti ribadito che la sospensione di tali dazi allevierebbe significativamente i danni economici, tra cui la perdita di numerosi posti di lavoro, e contribuirebbe a ristabilire un rapporto commerciale transatlantico stabile e cooperativo.
La NABI per il momento si dice soddisfatta della coalizione ottenuta, senza precedenti in termini di numero di associazioni di categoria coinvolte negli Stati Uniti e in Europa.
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